Il fenomeno delle pensioni sbagliate sta venendo alla ribalta sempre di più in questi ultimi tempi anche grazie all’azione dei sindacati, di cui la SPI-CGIL si è fatta paladina, soprattutto in Toscana da dove è esploso il problema, si è evidenziato, in parole più moderate. Dalle statistiche risulta che il 25% delle pensioni presentano errori di calcolo, nel senso che non è sbagliato il calcolo in sé dell’importo della pensione ma non sono in essa considerate alcune voci che invece spetterebbero al pensionato, purché questo abbia consapevolezza del diritto non riconosciuto.
Considerando solo la Toscana, il sindacato dei pensionati citato ha evidenziato errori nelle pensioni e fatto ottenere legittimamente ai pensionati importi non erogati dall’INPS per un valore di circa un milione di Euro, non poca cosa e estendendo la medesima cosa a tutto il territorio nazionale si arriva a cifre astronomiche, un vero terremoto per l’INPS anche perché il diritto è retroattivo fino a cinque anni, moltiplicando l’impegno per l’ente previdenziale.
L’origine del problema delle pensioni sbagliate
Secondo il quotidiano toscano “Il Tirreno”, il problema delle pensioni sbagliate riguarderebbe ancora 200 mila toscani che diventano milioni se rapportati all’ambito nazionale. Gli errori riguarderebbero assegni familiari, quattordicesime e maggiorazioni sociali non considerate sebbene spettanti ma il fatto che ormai il modello che specifica la composizione della pensione chiamato ObisM non venga più inviato a casa ma sia solo disponibile online, con credenziali di accesso e da strumenti informatici che spesso i pensionati non possiedono ( ricordiamo che tanti pensionati preferiscono ancora soltanto il libretto postale come investimento ) e non sanno utilizzare dovutamente, mette di fatto i pensionati nell’impossibilità di verificare cosa è pagato e cosa no, fidandosi dell’INPS .
Questo, peraltro non ha automatismi di ricalcolo della pensione di ciascuno, quindi è fatto carico al pensionato verificare e richiedere quanto non erogato, comprensivo di arretrati, ripetiamo fino a cinque anni precedenti. L’unico modo consiste nel rivolgersi ai patronati, ai sindacati o ai Caf per chiedere il ricalcolo della pensione e avviare la richiesta di correzione e di arretrati all’INPS.